“Solo il 30% degli italiani tra i 40 e i 75 anni può vantare di avere ancora tutti i denti naturali. Gli altri, meno fortunati, sono circa 19 milioni e, in 1 caso su 4, hanno perso almeno 8 denti. Ciononostante, il 27% non è intervenuto per ripristinare gli elementi mancanti, benché la loro perdita venga percepita come un evento molto grave, con serie conseguenze a livello fisico e psicologico” (fonte AdnKronos Salute). Questi alcuni dei dati che emergono da un’indagine dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica, condotta nel 2016 su un campione di 800 cittadini tra i 40 e i 75 anni. Un quadro che evidenzia, innanzitutto, come si tenda a sottovalutare una questione che, invece, è un vero e proprio problema di salute pubblica. La ricerca ha rilevato come, paradossalmente, chi ha meno denti si sottopone anche con minore frequenza a visite di controllo.

E le conseguenze? “Nel gruppo dei 65-75enni, un terzo del campione ha perso oltre 10 denti, con serie ripercussioni sulla funzione masticatoria,” ha spiegato Fabio Carboncini, presidente Aiop. “Oggi sappiamo che l’atto masticatorio favorisce l’afflusso di sangue al cervello e agisce positivamente su memoria, apprendimento e stato di veglia. Una masticazione ridotta, invece, costituisce un fattore di rischio epidemiologico per lo sviluppo di deficit cognitivi, demenza e sindromi depressive. La riabilitazione protesica di pazienti parzialmente e totalmente edentuli rappresenta, quindi, un intervento indispensabile non solo per contribuire a un bel sorriso e a migliori condizioni di nutrizione, ma anche per rallentare i processi d’invecchiamento del sistema nervoso centrale negli anziani”.

Del resto, perdere i denti fa male anche al cuore; è quanto è emerso da un recente studio dell’American Heart Association che ha valutato l’associazione tra edentulia e malattia coronarica. Secondo l’associazione dei cardiologi americani, che ha preso in esame un campione di soggetti tra i 45 e i 69, perdere più di un dente aumenta del 23% il rischio di andare incontro ad una malattia cardiovascolare.

Ma perché 1 italiano su 4 ha scelto di non intervenire? Complice una prevenzione non adeguata, la ricerca Aiop ha anche evidenziato un approccio non sempre corretto alle cure. Oltre un quarto dei soggetti che hanno sperimentato la perdita dei denti non si è rivolto al dentista per reintegrarli con una protesi. Di questi, metà rivela di non averne sentito la necessità ma anche gli aspetti economici (28%) e la paura di provare dolore (17%) sembrano aver influito.

La chirurgia computer guidata e i suoi benefici

Oggi esistono tecniche molto sofisticate per affrontare e risolvere la perdita di uno o più denti come, ad esempio, la chirurgia computer guidata che permette di ridurre la durata e i fastidi degli interventi di implantologia dentale. Questa tecnica si basa su uno studio in 3D con speciali software che riproducono fedelmente l’anatomia del cavo orale del paziente prima che si sottoponga all’intervento. I benefici? Sono molteplici.

Prima di tutto la radiologia 3D fornisce importanti informazioni anatomiche su nervi, arterie e forma dell’osso, evitando problematiche inattese durante l’operazione. La dima chirurgica (una mascherina che riproduce la posizione degli impianti simulata al computer), infine, semplifica notevolmente l’intervento riducendone i tempi, evitando tagli estesi e permettendo l’esatto posizionamento dell’impianto.

Oltre ad una più veloce e fisiologica guarigione dei tessuti, infine, il dolore, i sanguinamenti e i gonfiori tipici dell’implantologia tradizionale sono praticamente assenti. Questo aumenta la possibilità di trattare pazienti con patologie particolari come il diabete o i pazienti cardiopatici e,​ inoltre​,​ garantisce​, quando ci siano le condizioni idonee,​ la possibilità​ ​di tornare ad​ ​una vita normale con i nuovi denti​ nel giro di 2 ore dall’inizio dell’intervento.​

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